Insegneremo storia o “italianità”?


Riportiamo e condividiamo il documento redatto da Massimo Baldacci (presidente nazionale di Proteo) e Antonio Brusa (presidente della Società italiana di Didattica della storia) a proposito del dibattito sulla riforma delle Indicazioni nazionali, con il link per sottoscriverlo.

Dopo aver letto l’intervista che l’on. Valditara ha rilasciato al “Giornale”, abbiamo deciso di scrivere il documento che alleghiamo. Lo abbiamo sottoposto a tanti colleghi universitari e di altre istituzioni culturali e moltissimi (in 136) lo hanno firmato con convinzione: storici, geografi, filosofi, pedagogisti e di altre discipline. Ora lo proponiamo agli insegnanti e ai cittadini sensibili alle questioni scolastiche. Non chiediamo a nessuno giudizi prematuri sulla riforma, né tantomeno di esprimere un rifiuto di principio al lavoro della Commissione. Chiediamo di riflettere sulla questione centrale di questa riforma, e cioè la sua dichiarata finalità identitaria. La storia serve per tramandare a ragazzi e ragazze “l’italianità”, o per insegnare loro a conoscere il mondo nel quale vivranno? Qui non c’entrano né partiti, né ideologie personali, né il favore o meno che si può concedere a questo governo. C’entrano il senso del nostro lavoro di insegnanti e la salvaguardia del carattere scientifico della nostra disciplina. Se condividete questa preoccupazione, vi prego di inviare la vostra adesione a questo link, gestito da Proteo: https://forms.gle/hLjhanPgSghzRvru8.

Lo sappiamo tutti: più siamo, più la nostra voce sarà forte.


Il documento

Il ministro dell’istruzione e del merito on. Valditara, il 15 gennaio, ha rilasciato al Giornale un’intervista in cui anticipa alcuni elementi delle nuove Indicazioni curricolari nazionali, formulate da una commissione presieduta da Loredana Perla (e di cui fa parte anche Ernesto Galli della Loggia, autore con lei del volume Insegnare l’Italia, 2023).

Ovviamente, le anticipazioni contenute in questa intervista non sono sufficienti per formulare un giudizio organico e circostanziato sulle nuove Indicazioni. Per questo sarà necessario attendere il documento elaborato dalla commissione. Tuttavia, il senso dell’intervista è quello di aprire la discussione e cercare di influenzarla ancor prima dell’uscita del documento. Infatti, il dibattito che si è acceso, sui social – specie fra insegnanti – e sui media fra storici, scrittori e giornalisti, si è rapidamente articolato in tante sottoquestioni, fra le quali primeggiano lo studio della Bibbia e del latino e la ricorrente nostalgia della buona scuola di una volta, rischiando di mettere in secondo piano quello che questa riforma propone come tema fondamentale. Tale tema è se un intero programma di studi possa essere finalizzato a uno scopo politico, quale quello della costruzione (o della salvaguardia) di un’identità collettiva, e se a questo debba essere subordinato l’apprendimento di discipline scientifiche, quali in particolare la storia e la geografia (ma non dimentichiamo la riduzione della letteratura a contenitore di valori identitari). A questo proposito, appare emblematico il passaggio dell’intervista circa l’insegnamento della storia: “L’idea è quella di sviluppare questa disciplina come una grande narrazione, senza caricarla di sovrastrutture ideologiche, privilegiando inoltre la storia d’Italia, dell’Europa, dell’Occidente”. Appare evidente la coerenza con l’idea di una scuola il cui primo compito è quello di formare un’identità collettiva, e in particolare un’identità nazionale italiana, che rappresenta il leitmotiv del libro di Galli della Loggia e Perla. Questa sembra la questione fondamentale che sta alla base di tutta l’operazione. Si tratterebbe, a dispetto delle parole del ministro, di una scelta ideologica, che andrebbe a scapito del profilo scientifico del curricolo, e quindi del suo autentico valore formativo.

Certamente, vogliamo sperare che queste perplessità siano dissipate dal documento elaborato dalla commissione, del quale una breve intervista non può dare un resoconto esauriente. Nel frattempo, sollecitiamo gli insegnanti, gli studiosi e le associazioni professionali a prendere consapevolezza della posta in gioco e a discuterla. È una scelta strategica per la scuola italiana, che non può passare nel silenzio della scuola e della politica.

Massimo Baldacci (presidente nazionale di Proteo) e Antonio Brusa (presidente della Società Italiana di Didattica della storia)

Hanno sottoscritto il documento (in ordine alfabetico)

Pietro Adamo, unito
Salvo Adorno, unict
Ilaria Agostini, unibo
Gabriella Agrusti, Lumsa
Roberto Alciati, unifi
Emiliano Alessandroni, uniurb
Stefano Azzarà, uniurb
Duccio Balestracci, unisi
Giuseppe Barone, unict
Claudio Bazzocchi, Crs
Anna Emilia Berti, unipd
Carmen Betti, unifi
Piero Bevilacqua, Sapienza
Fabio Bocci, uniromatre
Antonio Bonatesta, uniba
Beatrice Borghi, unibo
Francesca Borruso, uniromatre
Alessandra Bulgarelli, unina Federico II
Franco Cambi, unifi
Giuseppe Cospito, unipv
Mimmo Cangiano, unive
Luigi Cajani, Sapienza
Stefano Calonici, unisi
Paolo Cammarosano, units
Glauco Maria Cantarella, unibo
Antonio Cantaro, uniurb
Vittorio Caporrella, unibo
Guido Carpi, unina Orientale
Carmela Covato, uniromatre
Annastella Carrino, uniba
Simone Casini, unipg
Alessandro Cavalli, Accademia nazionale dei Lincei
Francesca Chiarotto, uniupo
Salvatore Cingari, unipg per stranieri
Livio Ciappetta, unicusano
Piero Colla, Osservatorio europeo sull’insegnamento della storia.
Rita Cosma, Sapienza
Mino Conte, unipd
Cristiano Corsini, uniromatre
Marco Cuaz, univda
Stefano D’Atri, unisa
Costanza D’Elia, unicas
Giuliano De Felice, uniba
Valeria Deplano, unicag
Tommaso Detti, unisi
Angelo d’Orsi, unito
Liliana Dozza, unibz
Lea Durante, uniba
Maurizio Fabbri, unibo
Pasquale Favia, unifg
Alessandra Ferraresi, unipv
Vincenzo Ferrone, unito
Silvia Fioretti, uniurb
Paolo Fioretti, uniba
Roberto Fineschi, unisi
Francesco Fistetti, uniba
Marcello Flores, unisi
Filippo Focardi, unipd
Gianni Francioni, unipv
Fabio Frosini, uniurb
Filippo Galletti, unibo
Alessandra Giannelli, uniba
Carlo Greppi, storico
Alexander Hobel, unina Federico II
Lutz Klinkhammer, Istituto storico germanico Roma
Cristina Lavinio, unicag
Tiziana Lazzari, unibo
Guido Liguori, International Gramsci Society
Isabella Loiodice, unifg
Pietrangelo Lombardi, unipv
Gennaro Lopez, uniromatre
Giancarlo Macchi Janica, unisi
Elena Madrussan, unito
Rosario Mangiameli, unict
Brunello Mantelli, unical
Roberto Maragliano, uniromatre
Carla Marcellini, ISM
Berta Martini, uniurb
Chiara Massari, Iveser
Alfio Mastropaolo, unito
Ivo Mattozzi, unibz
Andrea Micciché, unikore
Maria Elisa Micheli, Accademia nazionale dei Lincei
Maria Chiara Michelini, uniurb
Gian Giacomo Migone, unito
Giuseppe Monsagrati, Sapienza
Massimo Montanari, unibo
Domenico Mugnolo, uniba
Marcello Mustè, Sapienza
Giovanni Muto, unina Federico II
Melania Nucifora, unict
Elisabetta Nigris, unimibicocca
Nadia Olivieri, Ivrr
Enrico Pagano Istorbive
Daniele Palermo, unipa
Salvatore Palifds, unige
Walter Panciera, unipd
Matteo Pasetti, unibo
Manoela Patti, unipa
Rossano Pazzagli, unimol
Irene Piazzoni, unimi
Pietro Pinna, unito
Tiziana Pironi, unibo
Stefano Pivato, uniurb
Adriano Prosperi, Accademia nazionale dei Lincei
Giulia Quaggio, Università Complutense di Madrid
Giuseppe Raciti, unict
Alice Raviola Blythe, unimi
Francesco Remotti, unito
Renzo Repetti, unige
Mario Ricciardi, unibo
Maria Grazia Riva, unimibicocca
Laura Ronchi, Sapienza
Saverio Russo, unifg
Biagio Salvemini, uniba
Salvatore Santuccio, unirc
Andrea Savio, unipd
Daniele Serapiglia, Università Complutense di Madrid
Giuseppe Sergi, unito
Elisa Signori, unipv
Maria Sternini, unisi
Maura Striano, unina Federico II
Pietro Themelly, Sapienza
Marica Tolomelli, unibo
Maria Tomarchio, unict
Raffaele Tumino, unimc
Ira Vannini, unibo
Pietro Vereni, uniromadue
Carlo Verri, unipa
Elisabetta Vezzosi, units
Giacomo Vignodelli, unibo
Claudia Villani, uniba
Francesco Violante, uniba
Andrea Zagli, unisi
Alberto Ziparo, unifi


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